Porte del Parco fluviale
Comune di Canosa di Puglia soggetto capofila,in collaborazione con Agenzia Territoriale per l’Ambiente del PTO NBO, candidato al PIS Normanno-Svevo Angioino Asse 1 Risorse naturali Misura 1.6 “salvaguardia e valorizzazione dei beni ambientali e naturali, POR Puglia 2000-2006, soggetto capofila comune di Canosa di Puglia; Protocolla di intesa per “azioni, eventi e progetti sperimentali che accompagnano la formazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale”
Il progetto per la realizzazione di undici porte (uno per ogni municipalità rientrante nel Parco) costituisce una prima proposta integrata di organizzazione sistematica degli accessi all’intero Parco fluviale in grado di infrastrutturare l’area protetta almeno per gli aspetti fruitivi.
Tutti i siti individuati per la localizzazione delle Porte si attestano lungo due percorsi storici di fondo Valle ed in corrispondenza di insediamenti storici (già riconosciute dalla comunità locali per valori religiosi, storico-culturali) posti rispettivamente a sinistra e destra idraulica del fiume, definendo un sistema di percorribilità di mezza-costa lungo la Vecchia Valle che dal mare Adriatico porta nell’entro-terra verso il Vulture.
Tutti i siti individuati per la localizzazione delle Porte presentano uno stato ecologico del biotopo soddisfacente, ovvero comprendono associazioni vegetali eterogenee che costituiscono habitat idonei per diverse specie animali. La resilienza che li caratterizza consente l’inserimento di piccole infrastrutture per l’accesso e la fruizione, senza che la pressione da queste indotta arrechi stress permanenti all’ecosistema.
Le Porte aspirano a divenire luogo delle aspettative da parte delle collettività per la richiesta di paesaggio sostenibile e godibile con maggiori attese, perché, il condotto del fiume Ofanto, rimane l’ultimo baluardo di naturalità di un territorio fortemente antropizzato. Si rafforza l’approccio metodologico a diversi livelli della pianificazione; il fiume come dimensione ecologica, non è un episodio isolato ma si configura a scala territoriale ed anche a scala urbana.
Le Porte di accesso al Parco dialogano con le città e con le loro periferie (aree industriali, artigianali, ecc) In questa ottica, le periferie diventano una prima porta verso le nuove aree centrali: il fiume ed il paesaggio agrario.
le dimensioni delle architetture progettate (le altane) in questi ambiti si inseriscono nel sistema di strade, di sentieri, degli assi visuali e degli orizzonti. La piantumazione di pini domestici sulla viabilità comunica la presenza della porta di accesso al parco e della sosta.
Al progetto della Porta è affidato il compito di creare il primo consenso verso programmi di evoluzione del territorio, interventi puntuali in ambiti ritenuti strategici luoghi sensibili e con una forte capacità di diffusione degli effetti prodotti dallo stesso progetto.
Le Porte di accesso al Parco istaurano un rapporto di continuità fisica tra spazio costruito e fiume, delineando la possibilità di immaginare parchi attrezzati “lineari” che si aprono al paesaggio agrario[1]. Le Porte si inseriscono nella trama del paesaggio agrario della Piana alluvionale, evidenziando i segni di lunga durata con interventi di infrastutturazione minima della viabilità rurale esistente. Esse restituiscono, se non altro come primo atto fondativo, un sistema di accesso al fiume “democratico” nel senso che ciascun territorio comunale ne è coinvolto.
Gli interventi previsti:
- Accesso lungo SS16 in prossimità del progetto “Ardeidi” (POR 2000/2006) in agro di Margherita di Savoia;
- Accesso in corrispondenza con il Parco archeologico presso Canne della Battaglia in agro di Barletta;
- Accesso lungo il Parco archeologico della via Traiana/Tratturo Regio, Ponte Romano sull’Ofanto in agro di Canosa di Puglia.
3.1 Ricostituzione di bosco degradato mediante abbattimento degli alberi irrimediabilimente danneggiati, decespugliamento, eliminazione dell'edera e delle rampicanti intorno ai fusti, tagli di ricostituzione, di risanamento, eliminazione dei tronchi abbattuti per calamità naturali, fornitura ove necessario di terreno vegetale, compreso l’onere dell’allontanamento del materiale di risulta e dei rifiuti di ogni genere, che resta di proprietà dell’impresa, nel rispetto del D.M. 5 febbraio 1998 del Ministero dell’Ambiente.
- Accesso in prossimità dell’innesto con il canale Contro Ofanto già canale di Bonificazione in agro di Trinitapoli;
- Accesso in corrispondenza del Parco delle Miniere in agro di San Ferdinando; (loc. San Samuele di Cafireo);
5.1 Messa in sicurezza della cava di Cafiero in San Ferdinando di Puglia mediante realizzazione di recinzione rinverdita;
- Accesso in corrispondenza del Parco archeologico e Santuario della Madonna di RipAlta in agro di Cerignola;
- Accesso in corrispondenza del Borgo Morchella in agro di Cerignola;
7.1 Recupero ambientale e rinaturalizzazione della fascia ecotonale.
- Accesso nel pressi della Località Masseria Bucci presso loc. “Ponte del diavolo” in agro di Minervino Murge;
- Accesso presso località “bosco Gadone-turcitano in agro di Spinazzola”;
- Accesso presso “il manufatto dell’acquedotto Consorzio di Bonifica della Capitanata” in agro di Ascoli Satriano
- Accesso in corrispondenza della “Masseria Canestrello” in agro di Candela
- Accesso presso “Traversa Santa Venere” in agro di Rocchetta Sant’Antonio.
Approccio multi-funazionale del progetto
Gli esiti delle campagne di monitoraggio con indice IBE fornisce gli spunti per l’individuazione una azione migliorativa[2] ed in particolare l’avvio di un progetto definitivo per la realizzazione di una vasca di fitodepurazione e di un bacino di laminazione/detenzione, elaborato dal Comune di Canosa, in collaborazione con l’Agenzia per l’Ambiente del PTO NBO[3]. Gli obiettivi funzionali:
- Riduzione del carico inquinante nel recapito finale;
- Ispessimento della fascia di pertinenza fluviale;
- Ripristino della proprietà demaniale, per usi naturalistici.
La costruzione di un area umida è finalizzata al trattamento delle acque superficiali e per il risanamento efficace dell’ecosistema del F. Ofanto, ed atta a conservare e ripristinare la qualità dell’ambiente fluviale e dei suoi habitat di specie prioritarie. Gli interventi previsti dal progetto si basano sui numerosi processi biologici, chimici e fisici (depurazione naturale) capaci di ridurre gli apporti di nutrienti consegnati al Fiume Ofanto, unitamente alla valenza idraulica. Le linee di progetto che hanno ispirato questo intervento sono legate al crescente interesse intorno a nuove soluzioni progettuali integrate, mirate al controllo di fenomeni di inquinamento da sorgenti puntuali e diffuse e la protezione di corpi idrici superficiali e profondi.
Tali soluzioni, prevedono l’integrazione del funzionamento tradizionale della bonifica idraulica con l’inserimento di zone tampone, la creazione di invasi ausiliari, l’incremento dei tempi idraulici di residenza, prima dello scarico nel recapito finale.
[1] Il Borgo Moschella (Cerignola) come caso fortemente rappresentativo.
[2] Stazione di “Alberone” classe IBE ¾ (cfr scheda)
[3] “INTERREG Grecia - Italia 2000-2006”, asse prioritario III: "ambiente e patrimonio culturale". Misura 3.1:"Miglioramento della gestione degli ecosistemi comuni". Adesione al progetto «Istruzione ed Incorporamento delle Comunità Locali attorno ai fiumi Kalamas (Ioannina, Thesprotia) e Ofanto (Canosa, Barletta), per la Tutela degli Ecosistemi, per il Monitoraggio e lo Sviluppo Sostenibile delle Aree. Cod Progetto I3101025.